L'Italia assume la presidenza del Consiglio Europeo: la rottura italo-tedesca non è solo una commedia estiva.
Secondo il quotidiano "La Repubblica" è durato "esattamente 3 ore e 25 minuti" e subito il semestre italiano di presidenza europea " è stato distrutto, sciolto, ridotto ad una bolla di sapone". Svaniti "la forte leadership" e il ruolo creativo" dell'Italia in una "fase decisiva dell'UE", appena promessi a Strasburgo nel discorso inaugurale del Primo Ministro italiano e nuovo presidente del Parlamento Europeo: la grande "opportunità sul piano della poltica estera" è stata sprecata, e, come se non bastasse, tutto si è svolto in "tempo record". Come mai?
Un deputato al Parlamento Europeo, di nazionalità tedesca e finora poco noto, tocca proprio nel discorso inaugurale per l'ennesima volta l'argomento del "conflitto" tra Berlusconi e la giustizia e chiede al neopresidente quali siano i suoi piani in merito al " mandato di cattura europeo". Berlusconi replica proponendo il suddetto deputato del partito socialdemocratico come interprete ideale per il ruolo di "kapò in un campo di concentramento". "E poi", queste le parole della BBC, "scoppia l'inferno":
Nel parlamento si leva un "grido d'indignazione" da parte della sinistra, "faccie "cineree" e "disgustate" nelle file dei conservatori; il presidente britannico del parlamento esige delle scuse, il cancelliere tedesco esige delle scuse; la stampa europea riesce a malapena a contenersi per lo sdegno più che legittimo. "Il primo ministro italiano e "magnate dei mass media ha offeso tutti quanti": Sono offesi in primo luogo il deputato Schulz e con lui "noi tedeschi", ma anche l'intero Parlamento Europeo e l'Ue in generale, che corre il rischio di essere discreditata in modo inaudito e danneggiata stabilmente da Berlusconi. Perfino le "peggiori aspettative" di taluni rispetto alla presidenza italiana del Consiglio Europeo hanno trovato, così, piena conferma. In carica c'è un uomo che "disgrega", che cerca di "conquistare prestigio nell'ambito della politica estera a spese dell'Unione" e che ha poco, per non dire addirittura nessun rispetto per "gli interessi comuni dell'Europa". Colui che mette in pericolo lo stato di diritto già nel proprio paese potrebbe diventare una minaccia anche per l'Europa intera. Dalle redazioni di stampa di tutta Europa si leva all'unisono la stessa domanda:
É questo l'uomo che dovrà guidare l'Europa?
In fin dei conti la biografia di Berlusconi è piuttosto nota: avanzato alla posizione di uomo più ricco d'Italia con metodi per lo meno "poco puliti", ha intrapreso la carriera politica solo per "eludere la persecuzione penale". Arrivato al potere esclusivamente grazie alla forza di indottrinamento del "proprio gruppo di mass media", riesce a mantenerlo solo con il sostegno di "post-fascisti" e di "separatisti xenofobi". La sua personalità oscilla tra "megalomania" e "manie di persecuzione", e ciò che lo contraddidistingue è una totale incapacità di accettare le critiche ed un'ancora maggiore incapacità di comprendere i più semplici contesti diplomatici. Questa è la maniera in cui Berlusconi governa in Italia, riducendo la politica ad uno strumento asservito esclusivamente ai propri interessi personali. Ed ora quest'uomo protende le sue mani sporche di tangenti verso l'UE. (Le citazioni, tutte molto simili, provengono dalla stampa tedesca, "Stern", "Bild", "Spiegel" o da quell'anglosassone, "Guardian" o "Washington Post")
In questo caso ricchezza, potere e successo non testimoniano la capacità politica di Berlusconi, nè la sua carica basta a conferirgli la dignità che potrebbe rivendicare. E tutto ciò non è un caso: un capo di governo dal patrimonio personale di oltre 14 miliardi di dollari, il cui impero economico si estende e riveste un ruolo di massima importanza in quasi ogni settore dell'economia italiana e il cui gruppo di mass media rappresenta una grossa fetta dell'opinione pubblica in Italia non è proprio all'ordine del giorno dell'Europa. Un capo di governo contro il quale - almeno fino a poco tempo fa- erano in corso più di 28 processi e il cui "conflitto permanente" con le autorità giudiziarie ha assunto nel frattempo contorni quasi leggendari, non rientra nei limiti dell 'ordinario, nonostante di certo non manchino scandali legati alla corruzione che di tanto in tanto vengono alla luce anche altrove. Nell'ottica di Berlusconi sono invece proprio la conquista della ricchezza e del potere economico quei fattori che lo rendono più adatto di chiunque altro a guidare il paese e che legittimano la sua ascesa al potere.
Non solo la sua capacità di imporsi, di "rischiare qualcosa” e di "permettersi qualche libertà”, ma anche quella di " plasmare la legge a proprio favore" e di "rispondere a tono alla stupidaggine della gente" hanno reso possibile "il suo successo senza precedenti." Con grande sicurezza di sè egli difende a spada tratta quella che definisce la sua ricetta personale per il successo, innalzandola a modello da seguire per chiunque voglia "farsi strada" - un modello quindi anche per una nazione che versi in uno stato miserevole, purchè questa sia pronta ad affidarsi semplicemente alla guida di un uomo che altro non pare essere se non l'incarnazione del successo. Rallegrata dalla "visione" che quanto ha potuto"fare" per sé stesso potrà fare "anche per l'Italia" egli offre i suoi servigi alla nazione, incorraggiando, nella sua veste di capo del consiglio, il desiderio di successo del bel paese ed interpretandolo in una maniera del tutto personale, cosa che nei circoli diplomatici non manca di suscitare continue irritazioni. Nel proprio paese Berlusconi persegue la "missione" di combattere chiunque si opponga alla via per il successo da lui prospettata per l'intera nazione, di cui egli altro non è se non l'esempio tangibili e quindi anche e soprattutto tutti i giudici e i magistrati che affrontano Berlusconi nella sua veste di imprenditore, circostanza che nell'ottica berlusconiana rappresenta niente di meno che un attacco contro la nuova ragione di stato e che, di conseguenza, rivela quali "comunisti" i protagonisti di questa "giustizia politica". Un tale conflitto tra potere esecutivo e giudiziario quale argomento permanente di politica interna non è percepibile come qualcosa di ordinario da parte dei partner europei e suscita "preoccupazioni” circa la situazione attuale della sicurezza dello stato di diritto in Italia, visto che
Berlusconi aspira, ed è proprio questa la quintessenza della sua "vocazione politica", ad imporsi quale personificazione delle ambizioni concorrenziali dell'Italia all'estero. Così egli si è guadagnato, dal momento stesso della sua entrata in carica, il sospetto e non di rado anche l'ostilità dei suoi "amici europei".
Per la stampa, che come al solito ha la capacità di interpretare in anticipo i desideri dei potenti, la figura equivoca di quest'uomo di stato che ritiene se stesso "l'uomo migliore in Europa e nel mondo" rappresenta una vera manna. Riempiendo pagine e pagine le varie riviste offrono al benevolo lettore uno sguardo intimo sulla vita privata di un politico indegno delle sue cariche di nome Silvio B., informazioni il cui valore in quanto intrattenimento è tanto limitato quanto è chiaro il loro messaggio: tale uomo non merita nessun rispetto - non gli spetta il potere nel proprio paese né tanto meno il maggiore peso politico che egli spera di ottenere con il semestre italiano di presidenza europea.
Il fatto che nei commenti sull'accaduto venga adottato un registro che sinora era riservato soltanto ai capi di noti "stati "canaglia" e che nessuno, fatta eccezione del governo italiano, trovi che il "tono non sia quello adatto" dà senz'altro adito a illazioni sull'attuale "qualità delle relazioni internazionali".
Berlusconi interpreta le accuse e le calunnie da parte di giornalisti e parlamentari irascibili dell'UE in modo univoco " quale offesa nei confronti dell'Italia". I suoi avversari (che non hanno nessuna difficoltà ad interpretare "correttamente" l'attacco di Berlusconi al deputato tedesco) vedono con la stessa chiarezza in tale interpretazione un'ennesima conferma della "megalomania" berlusconiana. La critica in fondo non è diretta "contro l'Italia” con la quale si è legati da un'amicizia che ha radici profonde, ma "solo” contro la persona Berlusconi ed i suoi dubbi "metodi". Solo che gli insulti diretti contro il rappresentante di una nazione non sono però solamente "personali”. Quest'ultima figura, infatti, può pretendere di solito tanto rispetto per sé quanto a livello internazionale, viene dato al paese di cui è capo. Sono proprio il rispetto che un paese può esigere dagli altri per i suoi progetti e quanto gliene sia dovuto o meno e soprattutto da chi a determinare fondamentalmente tutti gli affari quotidiani nelle sfere diplomatiche. Dall'attuale livello di tali manifestazioni di rispetto si può leggere quali siano il peso e l'influenza di cui gode l'Italia a livello internazionale nonchè lo stato dei suoi rapporti con i concorrenti. Il disconoscimento di tale rispetto significa "un rapporto disturbato", vale a dire una vera e propria collisione tra i diversi stati.
Berlusconi, però, cui tale rispetto viene attualmente negato su tutta la linea, è entrato in carica in qualità di presidente dell'UE con la dichiarazione programmatica di utilizzare il semestre italiano per rafforzare il più possibile "la posizione italiana nell'Europa", in quanto l'Italia, al giudizio degli italiani, occupa nella classifica dei rapporti di forza all'interno dell'UE un posto di gran lunga inferiore rispetto a quello che in realtà le spetterebbe. Insoddisfatto di un tale "status di serie B", il presidente del consiglio vuole far sì che il suo paese "dalla periferia internazionale" ritorni ai vertici della classifica, facendone un "giocatore di grosso calibro ”sul "palcoscenico europeo”. Non è un caso che tale volontà di correggere gli attuali rapporti di forza a proprio favore non incontri il favore dei concorrenti - nemmeno di quelli che, per ragioni simili (però ovviamente dettate dalla loro ragione di stato), ritengono già da tempo che sia necessario contrastare la "supremazia franco-tedesca" in Europa.
In una tale opera di supremazia e sottomissione, chiamata "unificazione europea”, le ambizioni italiane di acquisire un maggior peso provocano inevitabilmente numerevoli "divergenze tra i partner europei". Il modo tenace in cui l'Italia insiste nel difendere le proprie posizioni nella lunga lista dei vari " punti di conflitto" europei, dalla controversia sulla riforma agraria al mandato di cattura europea, dalla disciplina sull'asilo politico ad una posizione comune nella politica estera in generale ed una posizione comune nei confronti della pretesa statunitense di riconoscimento della loro supremazia in particolare, conflitti per cui " in questo momento non si possono trovare compromessi durevoli con l'Italia" (il settimanale tedesco "Spiegel”) , fa sorgere il desiderio nei concorrenti (soprattutto Francia e Germania) di incontrare un governo italiano più disponibile. Se Berlusconi intende il semestre italiano di presidenza dell'UE come opportunità favorevole per aumentare il peso dell'Italia sul piano internazionale - quale momento migliore di definire gli interessi nazionali se non "posizioni europee"?- i suoi amici europei colgono la stessa occasione per respingere con fermezza le ambizioni tricolori. In primo piano, al posto della politica spicciola quotidiana sulle conosciute controverse europee, comunque sempre presenti, appare sulla scena un nuovo bersaglio rappresentato dal capo di governo italiano e tutti i punti d'attrito, che ora vengono imputati comodamente alla riottosità italica, vengono considerati quale risultato di una "assegnazione errata e fatale" del vertice italiano.
Il deputato tedesco non si lascia sfuggire l'occasione di mandare a rotoli le ambizioni "di un nuovo profilarsi sul piano internazionale” del nuovo capo del Consiglio dei Ministri già durante il discorso inaugurale - e la sua speranza di provocare una replica utilizzabile nella polemica anti-Berlusconi viene puntualmente esaudita: e così può inscenare una dimostrazione al mondo di quanto sia "inconcepibile" il personaggio con cui si ha a che fare e quanto "le difficoltà con l'Italia" siano dovute al fatto che le sorti politiche di quel paese siano rette da un uomo "dalle uscite tristemente note". Dal primo momento della presidenza italiana della UE si disconosce il rispetto al Presidente, per mettere in chiaro in tal modo il valore reale del " ruolo forte dell'Italia". Il non accontentarsi del posto indicato dalle "potenze predominanti” è un'arrogante pretesa de competenza inammissibile. Chi intende contestare gli attuali consolidati equilibri tra le potenze europee, corredando le proprie ambizioni competitive con tanto di sfacciataggini diplomatiche, agisce in modo "antieuropeo" e deve mettere in conto di essere danneggiato politicamente. Chi lascia intendere, servendosi di un " paragone nazista" di non avere bisogno di sentirsi dire proprio nulla dai tedeschi deve essere ripreso dalla potenza guida con la massima severità e non deve dimenticare la gerarchia imposta dalla classifica in Europa, nonché deve essere obbligato, attraverso le scuse dovute, a riconoscere tale status quo. E se, durante tale smantellamento, tra gli elettori italiani cresce la convinzione " che non ci si può permettere un tale primo ministro" (il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung) - tanto meglio! I commentatori di tutti i paesi prevedono "tempi duri" per il semestre italiano e concordano sul fatto che " questa non sarà certo l'ultima vicenda" nella "causa Berlusconi".
E basta attendere solo pochi giorni perché queste profetiche parole diventino realtà. La Germania non concede agli "amici italiani" il piacere di un semplice conclusione della "faccenda". Alla ricerca di temi che diano adito a nuovi contrasti vengono esaminate con cura anche quelle testate italiane che prima d'ora non erano mai state al centro della rassegna stampa tedesca e nella"La Padania", quotidiano della "Lega Nord" il censore tedesco riesce finalmente a trovare qualcosa. " Di nuovo!" si sbotta velenosamente il quotidiano "Bild"
"Un Italiano offende tutti i tedeschi!"
L'umilazione inferta all'Italia attraverso " l'offesa pesante al nostro primo ministro" non va proprio giù ad un deputato della Lega Nord. Nella sua qualità di sottosegretario al turismo scopre che gli insulti contro la sua nazione sono anche oggetto della sua occupazione professionale e sul giornale di partito descrive i tedeschi che ogni anno "invadono rumorosamente le nostre spiagge" come " biondi stereotipati ipernazionalisti", da sempre abituati a sentirsi "i primi della classe" e che "non perdono nessuna occasione di comportarsi in modo arrogante". Secondo lui " l'Italia non ha più bisogno di stare ad ascoltare" quei tedeschi arroganti. Tale posizione non viene ovviamentge lasciato passare soltanto silenzioso dal grande maestro. Sebbene ci siano tedeschi, colti conoscitori dell'Italia, che ogni tanto si vergognano del comportamento di alcuni compatrioti sul lungomare di Rimini, è giunto il momento di condividere le ricercate parole del quotidiano più venduto in Germania: "Basta con la pasta". Anche se è vero che in generale non spetta a nessuno sparare a zero sulla Germania con toni offensivi, ci sono alcune persone alle quali questa libertà spetta ancor di meno. Il cittadino tedesco viene perciò debitamente informato sull'enorme importanza del fattore economico che egli rappresenta per l'Italia nella sua veste di turista. Ci sono addirittura persone maggiorenni che nelle loro lettere ai giornali si dichiarano offese a nome di tutte le orde germaniche e accarrezzano l'idea di cancellare le loro vacanze in Italia, vacanze che in ogni caso non si sarebbero potute permettere per ragioni economiche. Ci sono tante altre mete altrettanto belle: la Spagna, Hannover (città del cancelliere tedesco), il proprio balcone.
Naturalmente non sono "da prendere sul serio" le parole di questo poltico di "seconda categoria" - l'amicizia italo-tedesca è salda come una roccia. Ma non possono essere ugualmente accettate da un cancelliere tedesco, che prontamente annulla le sue vacanze sull'Adriatico. Nemmeno dopo aver forzato Stefani alle dimissioni ed aver ascoltato soddisfatto le sue scuse (" Amo la Germania") il cancelliere tedesco ritorna sui suoi passi e l'80 % del suo popolo gli dà pienamente ragione.
Sono fatti così, "i rapporti internazionali": un contrasto che vada a colpire le gerarchie della graduatoria dei potenti non è una cosa che si possa lasciar correre. Occorre registrare con esattezza chi "prende le distanze da chi", quale "reazione" suscita quanto "sdegno", chi chiede scusa a chi e per quanto tempo, a chi è permesso lanciare ancora un'altra replica e chi finalmente dichiara di non "voler farne " un'ennesima questione". Così Berlusconi si vede obbligato ad una telefonata di prammatica con il cancelliere tedesco, per poi smentire all'indomani con grande decisione che dalle sue labbra sia potuto uscire qualche cosa che possa anche solo lontanamente essere interpretato come delle scuse.
Che questo conflitto si svolga con toni polemici sul campo cruciale delle relazioni bilaterali, dove per ognuno c'è in gioco niente meno che l'onore della propria nazione, che "il Tedesco" e "l'Italiano" si presentino quale personificazione dei diritti e delle pretese delle rispettive nazioni, armati di giudizi e toni sprezzanti, tutto ciò rispecchia pienamente il carattere del contrasto in atto. A questo punto si rivela che anche i democratici illuminati e liberi da preconcetti che curano "le relazioni amichevoli" e si preoccupano di esprimere giudizi positivi nei confronti delle nazioni amiche e dei "partner europei" e che non vogliono sentir parlare di "ostilità secolari" , quando affiora l'insoddifazione circa l'attuale risultato competitivo delle loro nazioni nel gioco internazionale delle supremazie e delle subordinazioni , sono sempre capaci di scoprire la causa di quel particolare male nel carattere dei popoli con cui i vertici della propria nazione si trovano attualmente in contrasto. Tale atteggiamento è tanto facile da assumere sia per il sottosegretario italiano, che ritrova il colpevole del mancato successo della sua nazione personificato nella bionda arroganza sulle spiagge nostrane, quanto lo è per i personaggi di spicco della scena politica tedesca, che, "vista l'attuale situazione delle relazioni" ritengono assolutamente inopportuno essere annoverati tra la "frazione-Toscana", ossia quei parlamentari che amano passare le vacanze nell'omonima regione italiana. In modo tanto sublime ecco che "l'unificazione europea" mette le ali al nazionalismo.